Il Sito UNESCO
I Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino godono della tutela legale conforme ai sistemi giuridici in vigore nei singoli paesi. I diversi sistemi di tutela nazionali sono integrati ad un sistema di gestione internazionale per mezzo di un gruppo di coordinamento già formato sulla base di un protocollo d’intesa siglato fra tutti gli Stati membri. Gli obiettivi comuni sono indicati in un piano di gestione realizzato e traducibile in progetti concreti a livello internazionale, nazionale, regionalee locale.
Per l’Italia, che partecipa alla candidatura seriale transnazionale, è il 47° sito della Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO. Le 19 aree archeologiche selezionate sul territorio italiano sono dislocate in cinque regioni: Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. Sono italiane le più antiche strutture palafitticole dell’area alpina, risalenti all’inizio del Neolitico, rinvenute sul lago di Varese, datate a ca. 5000 a.C. Il fenomeno si intensifica, tuttavia, durante l’Antica e la Media età del Bronzo (2200-1400 a.C.) per concludersi verso la fine del II millennio a.C. La maggiore concentrazione di palafitte è localizzata nella regione del lago di Garda, dove sono noti più di 30 abitati dislocati sia sulle sponde del lago, sia nei bacini inframorenici. I Villaggi palafitticoli sono stati rinvenuti anche nei piccoli laghi alpini del Trentino e nei bacini delPiemonte. Insediamenti palafitticoli sono noti anche nella Pianura Padana nella fascia delle risorgive o lungo i fiumi, anche nella fascia pedemontana del Friuli.
La candidatura e l’impegnativa procedura tecnico-amministrativa è stata condotta per gran parte dalle Soprintendenze per i Beni Archeologici di Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, e dalla Soprintendenza archeologica della Provincia autonoma di Trento, insieme con il gruppo italiano di esperti, con il coordinamento dell’ Ufficio Patrimonio Mondiale UNESCO del Segretariato Generale, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, unitamente agli uffici delle Direzioni Regionali del MiBAC, e a tutte le amministrazioni territoriali, regioni, province, comuni, che hanno il compito di proteggere e valorizzare questi luoghi eccezionali. In quanto sito transnazionale il dossier è stato firmato dagli ambasciatori delle Rappresentanze permanenti dei sei Paesi presso l’UNESCO a Parigi.
L’importante riconoscimento dell’UNESCO suggella una lunga attività di collaborazione transnazionale fra i sei Paesi coinvolti, durante il quale si è instaurato un clima di incontro e condivisione che è andato al di là degli impegni istituzionali, contribuendo ad instaurare un effettivo rapporto di collaborazione nel settore specifico, efficace e fattivo. L’iscrizione rappresenta il momento più alto del percorso di candidatura, ma costituisce anche una ulteriore e rinnovata spinta per la delicata fase di mantenimento dell’elevato standard raggiunto, nonché un’occasione straordinaria di restituire visibilità ad un patrimonio così difficile da comunicare e trasmettere.
I Criteri di iscrizione
Criterio IV: La serie dei villaggi palafitticoli è una delle più importanti fonti archeologiche per lo studio delle prime società agrarie in Europa tra il 5000 e il 500 a.C. Le condizioni di conservazione in ambiente umido hanno permesso la sopravvivenza di materiali organici che contribuiscono in modo straordinario a comprendere i cambiamenti significativi durante il Neolitico e l’Età del Bronzo in Europa in generale e le interazioni fra i gruppi umani delle regioni intorno alle Alpi in particolare.
Criterio V: La serie dei siti palafitticoli ha fornito una visione straordinaria e dettagliata sull’assetto insediativo e territoriale delle comunità preistoriche tenuto conto del fatto che le prime società agrarie lacustri hanno vissuto nelle regioni alpine e subalpine per un periodo di circa 5000 anni. Le testimonianze archeologiche individuate hanno permesso una conoscenza unica del modo in cui queste società hanno interagito con il loro territorio grazie alle nuove tecnologie e, ugualmente, a fronte dell’impatto dei cambiamenti climatici.